Iconografia degli evangelisti e analogia con la simbologia astrologica. Riferimenti nel territorio abruzzese.
A cura di: Antonio Leone
Entra nella sezione ARTI VISIVE

Se vuoi comunicare con Antonio Leone: antonioleone@theorein.it

Capitolo 1 (II parte)

Gli Evangelisti e loro iconografia 

Successivamente Gregorio Magno (6) arricchisce il ventaglio di significati attribuibili ai quattro simboli quando, oltre alla conferma delle definizioni di Girolamo, interpreta i quattro volti di Ezechiele con le parti del mondo in cui sono diffuse le Sacre Scritture (Hom. In Ezechielem, I, 1). 

Come si può rilevare, è possibile affermare che dagli stessi esordi della iconografia cristiana canonizzata, il valore di questi quattro simboli ha una natura polivalente e si dipana dalla semplice radice giovannea o veterotestamentaria, per lambire soprattutto gli aspetti numerologici del quaternario. 

Non può sfuggire, a questo proposito, un aspetto iconografico che si segnala dall'arte mesopotamica, e più precisamente la scultura del Guardaporta del Palazzo di Assurbanipal II a Nimrud, Assiria (883-859 a.C.), la quale ci mostra un essere chimerico avente corpo di toro e piedi di leone (o viceversa), ali e petto d'aquila e testa d'uomo.

"Guardaporta" in pietra calcarea del Palazzo di Assurbanipal II a Nimrud,
Assiria (883-859 a.C.) Metropolitan Museum of Art, New York.(7)

La datazione di questo rilievo induce ad un confronto con quella della redazione degli scritti biblici di Ezechiele, la quale risulterebbe comunque attestabile dopo il 622 a.C., anno della nascita del profeta (8)

La sua deportazione, con altri ebrei, a Babilonia, nel 597a.C. (9) rafforza l'ipotesi di una influenza culturale recepita, o quantomeno una comunanza, che contribuì alla composizione della visione profetica. Visione che ripete precisamente la stessa quadruplicità dei tre specifici animali, ed un uomo, riferiti nel rilievo assiro.

E' evidente la connotazione "arcaica" dell'origine di tali simboli, i quali nel loro utilizzo in ambito neotestamentario subiscono presumibilmente qualche forzatura da adattamento e quindi una particolare riduzione interpretativa delle proprie valenze simboliche.

Ciò, in particolare, lo possiamo avvertire nel conferimento agli incipit evangelici, adottato dal canone cristiano. Nel cercare d'individuarne i significati originari è necessario aprire una finestra sul contesto storico-artistico dei regni mesopotamici assiro-babilonesi.

In queste civiltà la presenza importante di animali nelle rappresentazioni mitiche e nei riti conferma, agli occhi dell'antropologo e dello storico, la generale tendenza delle civiltà umane ad investire gli esseri viventi dei principi e delle forze vitali, costruttive o distruttive che siano, che interagiscono nella dinamica eterna del macrocosmo e del microcosmo.

Ogni civiltà si relaziona al proprio territorio specifico promovendo un distinto linguaggio simbolico, e quindi un conseguente repertorio iconografico.

Nel bacino mediterraneo è facile incontrare raffigurazioni di leoni, tori, aquile ecc. in contesti diversi ed in epoche diverse.

Il leone è solitamente ispiratore della regalità o della potenza aggressiva, e sempre investito della autorità legislativa che, come pietra angolare , regola la vita sociale.

Il toro appartiene alla schiera degli animali "sacrificali", in quanto arcaica "incarnazione dello spirito del grano" (10), un esempio contiguo e coevo al nascente cristianesimo è costituito dal culto mitraico dove il sacrificio del toro è parte importante del lessico rituale.

L'aquila impersonifica la tendenza ascendente alla purezza di giudizio, la possibilità di estrapolare dalle vicissitudini umane e mondane la visione oggettiva delle cose, grazie all'altezza raggiunta nella vicinanza all'Assoluto. Si possono incontrare numerosi esempi figurativi, isolati o anche abbinati, che illustrano contesti simbolico-religiosi vari ed eterogenei.

L'arte mesopotamica è, nuovamente, una fonte significativa di immagini antropomorfe, come il rilievo del genio alato assiro conservato al Metropolitan Museum di New York.

Genio alato assiro (885-860 a.C.) Metropolitan Museum of Art, New York

Quando però incontriamo l'accostamento simultaneo quaternario espresso dal rilievo assiro, la valenza simbolica si direziona su altri significati e si focalizza sull'analogia con i relativi simboli astrologici identificati dagli esseri componenti la scultura; ovvero abbiamo il leone ed il toro espressione dei rispettivi segni astrologici, l'aquila come antico simbolo complementare del segno dello scorpione e l'uomo rappresentante del segno dell'acquario. (11)

Segni astrologici e relativo sistema zodiacale , elaborati dalla stessa civiltà caldea-mesopotamica. A questo punto è necessario identificare meglio la simbologia astrologica e la particolarità del suddetto accostamento quaternario per tratteggiare in modo significativo il senso di questo soggetto iconografico.


(6) op. cit. v. nota 2
(7) dal Catalogo Metropolitan Museum of New York J. Campbell, Le distese interiori del cosmo , TEA ed., Milano 1996
(8) AA.VV., Introduzione alla Bibbia , Roma, 1994, p.85
(9) op. cit. v. nota 8
(10) James G. Frazer, Il ramo d'oro , Torino, 1965
(11) J. Campbell, Le distese interiori del cosmo , TEA ed., Milano 1986-92 Anzaldi-Bazzoli, Dizionario di Astrologia , BUR Rizzoli Ed., Milano, 1988

Theorèin - Luglio 2004